
La Psicoterapia della Gestalt, sviluppata da Fritz Perls, si fonda sull’idea che il cambiamento avvenga attraverso un’esperienza pienamente vissuta nel momento presente. L’approccio non si concentra sulle cause remote, ma su ciò che la persona sente e fa adesso, mentre racconta, ricorda o affronta un tema difficile. Le sensazioni corporee, il modo in cui il respiro cambia, le emozioni che affiorano e persino le esitazioni linguistiche diventano segnali preziosi: mostrano come la persona si muove nel mondo e quali parti di sé tende a evitare o reprimere.
La consapevolezza — intesa come la capacità di percepire ciò che accade dentro e fuori di sé — è il nucleo del processo terapeutico. La Gestalt parte dall’idea che non possiamo trasformare ciò di cui non siamo consapevoli. Quando una persona inizia a vedere con chiarezza i propri schemi, i propri bisogni e le proprie reazioni automatiche, smette di subirli e può iniziare davvero a scegliere. Perls insiste molto sulla responsabilità proprio per questo: non come colpa, ma come possibilità di riprendere in mano la propria vita.
L’essere umano, secondo la Gestalt, è un organismo in costante contatto con l’ambiente. Il modo in cui questo contatto si interrompe determina molte sofferenze psicologiche. A volte introiettiamo regole e giudizi altrui senza rendercene conto; altre volte proiettiamo sugli altri parti di noi che non vogliamo vedere; oppure ci tratteniamo per non disturbare, o ci fondiamo con chi ci sta vicino per non sentire la nostra voce. La terapia permette di riconoscere questi processi interrotti e di ristabilire un contatto più autentico, in cui il bisogno può emergere e trovare una forma adeguata.
L'approccio della Gestalt è esperienziale: privilegia il vivere qualcosa, non il parlarne in modo astratto. Attraverso dialoghi guidati, il lavoro sulle posture e sul movimento, la drammatizzazione di situazioni interne o relazionali, la persona porta alla luce parti di sé spesso in conflitto. La famosa tecnica della “sedia vuota”, ad esempio, rende visibile ciò che altrimenti resterebbe solo mentale: polarità interne, emozioni non espresse, ruoli appresi che non ci appartengono più. L’integrazione di queste parti permette di recuperare energia, coerenza e stabilità emotiva.
Un altro pilastro dell’approccio è il principio di autoregolazione: l’idea che ogni persona tenda naturalmente verso l’equilibrio, a patto che smetta di ostacolare se stessa con meccanismi automatici di evitamento o iper-controllo. La terapia non “aggiusta” la persona: la aiuta a riconnettersi alle proprie risorse e a permettere all’organismo di trovare la sua strada.
Infine, la relazione terapeutica ha un ruolo fondamentale. Nella Gestalt il terapeuta non è una figura distante e neutra, ma una presenza autentica e partecipe. È attraverso la relazione viva, concreta e immediata che la persona può sperimentare nuovi modi di stare in contatto, di esprimersi e di essere visto. La stanza di terapia diventa così un luogo sicuro in cui la persona può provare, rischiare, scoprire e trasformarsi.
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